giovedì 13 maggio 2010

tu 'vo fà l'amerigano, mì no.

Come dice il detto (ovvio, se non lo dice il detto, chi altri può dirlo?? ...va beh, trip a parte), l'appetito vien mangiando. E trasformandolo di brutto e invertendo gli addendi, per la proprietà commutativa si può dire che il sentimento di identità nazionale lo acquisisci andando all'estero (e spero nessuno abbia da ridire sui miei costrutti grammaticali...).
Come qualcuno di voi già sa, solitamente non nutro una grossa considerazione per i turisti italiani quando sono fuori dall'italia: per esperienze che ho avuto si sono dimostrati quelli più maleducati e irrispettosi del fatto di essere "ospiti", e via discorrendo. Perla delle perle è stata la volta che ad un gruppo di italiani grezzissimi che mi hanno chiesto informazioni per una discoteca (in un inglese che non poteva che essere di italiani!) ho recitato la parte del krucco nordico e ho risposto in inglese. Da provare.



Però devo dire che da quando sono arrivato qui, ho cominciato ad apprezzare cose del Belpaese alle quali prima non facevo molto caso. Ad esempio - scontato ma sempre in prima linea - il cibo. Qui tirano avanti mangiando delle vere porcate. E' tutto un susseguirsi di fast food, sempre pieni, e non trovi un baretto o localino che sia indipendente. Sono tutte catene, che sia McDonald's, Wendy's, Starbucks e via via discorrendo. Certo, si trova anche roba di qualità ma la si paga bella salata.
Una delle cose che proprio mi ha fatto pensare è che qui la gente sostanzialmente vive sola nel suo mondo: la scena standard che si vede praticamente sempre è questa fila di persone in un fast food, nessuno parla con l'altro, tutti con le cuffiette bianche nelle orecchie. Prendono, mangiano e se ne vanno senza neanche una parola. Una tristezza pazzesca, a me è capitato solo un paio di volte di mangiare da solo e "diciamo che non fa per me". Per questa gente è la prassi. Così come lo è il saluto per strada: Hey what's up man? detto in maniera velocissima, senza neanche ascoltare la risposta. Non è una vera domanda di come stai, è una cosa così, tanto per dire qualcosa a qualcuno che si conosce almeno di vista. Dannatamente superficiale.
Almeno ho avuto la fortuna di conoscere qualcuno della scuola (anche italiani) che non rientrano nella categoria "superficiale", anzi si stanno dimostrando molto gentili e mi stanno dando un sacco di consigli intelligenti sia per usare al meglio la scuola in questi mesi sia per sopravvivere in questa gabbia di matti.
Sì, perchè di matti qui ce ne sono. Vuoi la tipa che cammina per strada guardandosi ogni 2 secondi ad uno specchio, vuoi il tipo che sfreccia a tutta velocità in bicicletta nel marciapiede limitandosi a suonare il campanello (poi se non ti sposti non è un suo problema) o ancora ad uno che improvvisamente comincia a toccare il palo del semaforo e comincia a rimbalzare da un palo all'altro cambiando direzione ogni volta tocca un ostacolo.
Come mi diceva qualcuno un po' di tempo fa, Americans are strange, man























Insomma, non è che mi manchi l'Italia, non ancora almeno, certo è che mi sto accorgendo di molte cose belle che abbiamo. Non saremo un paese dominante nell'economia globale, non saremo una superpotenza, abbiamo un sacco di difetti, ma guardando nella vita di tutti i giorni penso che la qualità della vita (intesa come abilità di intessere relazioni e gustarsi la vita) che abbiamo noi regà è tanta roba. Non siamo proprio secondi a nessuno.

Rocherol

1 commento:

  1. Se posso commentare con una cosa che mi è capitata sotto le mani l'altro giorno in vista della mia (probabile) partenza per il Canada... Leggi e capirai meglio:

    Da "I promessi sposi" A. Manzoni
    "... e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campicello del suo paese, alla casuccia a cui ha già messi gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco à suoi monti.
    Ma chi non aveva mai spinto al di là di quelli neppure un desiderio fuggitivo, chi aveva composti in essi tutti i disegni dell'avvenire, e ne è sbalzato lontano, da una forza perversa! Chi staccato a un tempo dalle più care abitudini, e sturbato nelle più care speranze, lascia, que'monti, per avviarsi in traccia di sconosciuti che non ha mai desiderato di conoscere, e non può con l'immaginazione arrivare a un momento stabilito per il ritorno!"

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